Accordo tra etichette e piattaforme di streaming per contrastare le classifiche gonfiate

Firmato uno storico memorandum tra l’associazione IFPI e le piattaforme di streaming musicale contro la manipolazione dei dati di streaming

Un accordo storico che potrebbe segnare un primo passo di cambiamento per il mondo dello streaming musicale e delle relative classifiche. Lo hanno sottoscritto da un lato le principali piattaforme di streaming, come Spotify e Amazon Music, dall’altro editori musicali e case discografiche. L’obiettivo dell’accordo è quello di collaborare e lavorare insieme, attraverso attività di controllo, per prevenire l’ormai noto fenomeno della streaming manipulation.

Frances Moore, CEO della IFPI (la Federazione Internazionale dell’Industria Musicale) ha affermato che: “La manipolazione dello streaming può compromettere l’accuratezza delle classifiche e, in definitiva, l’accuratezza dei pagamenti delle royalties dai servizi di streaming ai creatori di musica. Coloro che creano musica – dagli artisti agli autori, passando per etichette, editori e così via – devono essere retribuiti in modo equo e accurato per il loro lavoro e i loro investimenti. Qualsiasi manipolazione dello streaming che comprometta tale equità non può essere tollerata“.

Anche il direttore della Federazione Internazionale degli Editori Musicali (ICMB), John Phelan, ha confermato che “la manipolazione degli streaming è diventata una piaga per tutto il settore negli ultimi anni, portando a un flusso di entrate completamente distorto e a modelli di ascolto completamente distorti. Qualcosa deve essere fatto“.

Negli ultimi anni sono aumentati i casi di aziende e servizi che permettono di migliorare e modificare gli ascolti di brani e album su piattaforme di streaming musicali, creando potenziali danni per gli artisti e per le label. La streaming manipulation è una pratica illegittima di manipolazione del numero degli ascolti, attraverso sia l’intervento umano che artificiale, distorcendo i risultati delle prestazioni di brani e condizionando i ricavi generati (tema che abbiamo già affrontato nel nostro articolo sui guadagni derivati dallo streaming). Si creano account falsi o bot che riproducono in continuazione, giorno e notte, la stessa canzone, permettendo così a brani semi sconosciuti di ottenere anche decine di migliaia di ascolti ogni settimana e di scalare più velocemente classifiche e playlist su Spotify, Deezer o altri digital store.

A seguire questa pratica, però, non sono stati solo aziende o bot di artisti poco famosi, ma anche grandi artisti di fama mondiale. Nel maggio dello scorso anno, fu Jay – Z, il noto rapper americano proprietario della piattaforma Tidal, ad essere accusato da una testata giornalistica norvegese di aver manipolato gli ascolti degli ultimi singoli di Kanye West e Beyoncé.

 

 

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