UNO pubblica il disco “Giro Di Boa”: gli abbiamo chiesto di parlarcene

Giro di boa” è stato registrato e masterizzato tra il 2017 e il 2018 ma per una serie di motivi sono riuscito a farlo uscire solo ora, praticamente a due anni di distanza.

Nasce come una sorta di proseguimento naturale del mio primo album “La prima luce del mattino” del 2016 ma con l’intenzione di fare un lavoro un po’ più semplice sia sotto l’aspetto vocale che musicale, cercando di limitare le tracce e le parti di elettronica.

Nonostante ciò credo che il mio gusto per il genere strumentale domini ancora, considerandolo come uno spazio di riflessione naturale che viene a crearsi all’interno delle mie canzoni. Credo sia un lavoro molto diretto e semplice che rispecchia il mio modo di essere.

Giro di boa” rappresenta i cambiamenti che avvengono nella vita, le scelte che ognuno di noi fa con più o meno consapevolezza, un significato sempre attuale perché ogni giorno scegliamo come essere, come manifestarci e la vita costantemente ci mette davanti alle sue “boe”, sta a noi poi essere in grado di vederle ed eventualmente di affrontarle.

A livello artistico per me ora rappresenta anche la scelta di non voler apparire, di aver trovato uno pseudonimo per essere “uno” dei tanti, ma anche “uno” come compositore ed esecutore. Sembra paradossale nell’era dove o sei social media o sei fuori dal giro, ma la ragione per me sta nel fatto di non avere interesse che la mia musica diventi in qualche modo “famosa”: faccio musica perché lo sento dentro e semplicemente in questa esistenza voglio che si manifesti; se poi qualcuno ascoltandola trovasse qualcosa in cui riconoscersi o anche semplicemente un accordo musicale di suo gradimento, mi sentirei di ringraziarlo, tutto qua.

Quindi a tutti coloro che lo ascolteranno, che siano addetti ai lavori o meno, dico semplicemente…grazie!

Il tuo disco apre subito definendo una certa atmosfera che rimane coerente in tutte le tracce. Ha dei tratti “rassicuranti” e altri più innovativi, ma ritorna sempre a dire: “io sono UNO che va a segno con la musica“. Che cosa volevi trasmettere?

Bhè non saprei proprio se sono uno che va a segno con la musica ma ringrazio sinceramente per l’osservazione. Il disco non ha intenzioni particolari, nasce da un’esigenza intrinseca e forse vuole dire alla gente di cercare di essere autentica, di sentirsi libera e di esprimere quello che sente. Il pensiero di fondo, ciò che mi spinge a suonare, ha a che fare con qualcosa che sento nel profondo e che ho messo a fuoco dopo molti anni di sale prove e palchi. Ho sempre avuto un rapporto intimo con la musica, è qualcosa che mi appartiene da quando sono nato, come un vestito (ma anche una benedizione) che mi sono ritrovato addosso senza averlo chiesto e allora ad un certo punto ho capito che in questa vita volevo dare forma a ciò che sentivo, doveva esistere! Ecco come sono nati i due dischi che ho registrato fino ad ora, nessuna ambizione, nessun spirito di competizione, solo una consapevolezza che mi ha spinto a proseguire nella direzione che mi dettava il cuore. In sintesi quindi se dovessi dire cosa mi piacerebbe trasmettere è un senso di autenticità, consapevolezza e onestà verso sé stessi prima di tutto, un invito a pensare con la propria testa e un amore incondizionato per la natura.

Hai suonato tutto da solo, realizzando un’opera che si rivela a tratti anche impegnativa…parlaci di questa scelta, raccontaci la genesi di questo tuo lavoro.

L’album è nato sulla scia del primo “La prima luce del mattino”, ma da subito ho voluto ridurre notevolmente il numero delle tracce utilizzate per ogni brano e ho cercato delle tonalità più vicine alle mie corde vocali per non volermi sforzare troppo, questa è la pura verità. L’album era pronto a dicembre del 2018 ma per una serie di motivi riesco a farlo uscire solo ora. Il video di “A testa libera” è stato girato casualmente poco prima del lockdown di marzo, se non fosse stato così probabilmente “Giro di boa” sarebbe uscito nel 2021…..forse. La scelta di suonare e cantare tutte le tracce da solo è stata presa quando ho deciso di mettermi in proprio allestendo uno studiolo in casa con l’intenzione di realizzare musica mia. Non ho coinvolto nessuno e non me la sono sentita nemmeno di chiedere ai miei amici musicisti di aiutarmi. Ho solo una figura ombra che mi segue per la parte tecnica ma nulla di più. Un paio di brani li ho inseriti all’ultimo momento, uno nato dal nulla e l’altro è una specie di riadattamento di una canzone che risale al 2014 circa. Mi sono preso il mio tempo per pensarlo, per riascoltare stando attento a non perdermi dentro ai rompicapo legati al mixaggio o alle parti strumentali. Credo che a livello di testi sia un po’ più maturo rispetto al primo album, ma noto anche che le parti strumentali rimangono importanti nelle mie canzoni, sono degli spazi naturali che si creano per pensare e magari per ascoltarsi. Ringrazio di cuore Marcella Foccardi per avermi concesso una sua bellissima opera per la copertina dell’album (https://www.instagram.com/marcella_foccardi_collages/). Un grazie anche ad Antonio Greek Macera & friends per la realizzazione del video.

Da cosa potresti dire di essere stato maggiormente influenzato, musicalmente parlando? Qual è – o quali sono – il genere che ti ha ispirato e che senti appartenerti di più?

Sicuramente gli anni Ottanta sono il mio imprinting e ad oggi è la musica che apprezzo di più. Non torneranno più quegli anni che dal mio punto di vista avevano già dato tutto e già chiuso il cerchio con la musica partita dagli anni Sessanta. Per quanto fossi ancora molto piccolo ricordo con precisione momenti in cui ascoltavo certe cassette o certi dischi con mio fratello, ma anche con mio padre che amava ed ama tuttora la musica lirica. Una sintesi degli artisti che mi hanno battezzato potrebbe essere la seguente: gli U2 fino ai primi anni 90, ci tengo a specificarlo, Police, Sting, Madonna, Steve Wonder, Wham, Michael Jackson, ma anche i primi Litfiba, insomma una carica di pop e rock. Negli anni Novanta sono approdato ai Depeche Mode dai quali non mi sono mai separato. Apprezzo la musica elettronica, la musica classica, il funky di James Brown, amo il flamenco che continua a ipnotizzarmi da più di un decennio. La lista sarebbe davvero lunga e sto dimenticando sicuramente molti artisti. Questa comunque può essere la sintesi delle mie influenze musicali…non finirei più di scrivere.

UNO. Uno pseudonimo. Non hai pubblicato col tuo nome. Vuoi spiegarci come sei arrivato a questo nome d’arte?

A “Uno” ci sono arrivato dopo svariati ragionamenti ed ipotesi. L’idea finale è arrivata da mia moglie, la quale come potete immaginare deve sorbirsi tutti i miei tormenti artistici. Il primo motivo era che volevo uno pseudonimo per passare  in secondo piano, per sentirmi uno qualunque e per non attribuire necessariamente il mio nome e cognome ad una figura circoscritta all’artista musicale. Ho descritto prima quale sia il mio atteggiamento verso la musica, quindi sono “uno” dei tanti, “uno” che suona da solo, “uno” che si perde nelle migliaia di artisti sconosciuti che esistono nelle svariate piattaforme musicali. Oramai siamo tutti dentro ad uno smartphone e difficilmente ci fermiamo ad ascoltare davvero la musica. Lo so sembrerò vecchio, ma almeno fino a quando esistevano i CD avevi una copertina e dei testi da leggere, mettevi il CD, ti sedevi e lo ascoltavi. Oggi sono davvero pochi i superstiti che ascoltano la musica seduti a casa. Quindi sono “uno” che forse qualcuno ascolterà…

Ammutinamentoparla di voglia di riscattarsi dai clichè della vita. Un ottimo rock, graffiante ed efficace, una traccia a metà disco che è più breve rispetto alle altre, che arriva dritta ed efficace. “Tu vai oltre”…quanto c’è di te in questo brano?

Effettivamente il brano è venuto tosto e diretto come un pugno, un caso forse. Il fatto che sia breve è legato probabilmente ad una frase che mi disse un vecchio amico veneziano molti anni fa, Gianluca Ballarin, che mi sento di citare poiché oggi è un tastierista affermato che gira in tour con i grandi nomi della musica italiana. Un giorno a casa sua mentre scambiavamo opinioni e ascoltavamo musica mi disse “….Se vuoi fare il pezzo che va in radio e che tutti ascoltano non deve durare più di 3 minuti…”. Quella frase di sicuro si è sedimentata in qualche parte del mio cervello nonostante i miei brani siano più lunghi. Nella canzone c’è quasi tutto di me, ma poi come spesso accade mi guardo attorno, prendo degli spunti e invento. Di sicuro non ha bisogno di interpretazioni ed è evidente quello che penso. Per quanto il testo sia breve ad un certo punto non riuscivo più a concluderlo e tanto per darvi uno scorcio personale che apparentemente stride con il brano, sono riuscito a chiudere le ultime strofe seduto in un bosco vicino ad un ruscello…insomma non proprio “un pugno rock” come contesto…

Hai voglia di esprimerti sulla situazione attuale della musica? Ti sei posto degli obiettivi o navighi a vista?

Come avrete intuito navigo a vista…nella nebbia. Non ho obiettivi precisi. Sto lavorando da un anno ad altri brani ma non vi nascondo che non sono più riuscito a scrivere una parola. Ho le musiche e le strutture pronte ma per ora non scocca la scintilla dei testi. Quindi sì un terzo album vorrei farlo ma non ho davvero idea di quando sarà possibile ascoltarlo. Amo suonare, quello si, quindi mi troverete sempre nel mio studiolo a sperimentare e magari in qualche sala prove a provare la mia scaletta ibrida.
Per quanto riguarda la musica oggi ho paura di esprimermi in maniera troppo prolissa e pesante. Non ascolto nulla di tutto quello che si sente in giro. Non posso dire che tutta la musica sia morta, ma forse quella di qualità si. Approdando al mondo indie ho scoperto un oceano infinito di artisti molto bravi. E’ come se attraverso le radio e i media la gente usufruisse di una briciola abbrustolita quando esiste una grande torta buonissima da mangiare, permettetemi il linguaggio metaforico. Nel mio piccolo seguo qualche artista indie e credo che noi, “quelli dei sotterranei”, dobbiamo essere i primi a sostenerci, ma ammetto che sono uno che di sera ama stare a casa e se esce deve essere qualcosa di mirato; tendenzialmente non sono una persona da “apericena cool”. Purtroppo questa situazione ha messo tutti con le gomme a terra, ma da quando sono qui a Torino ho fatto alcune conoscenze in ambito musicale e appena ripartirà il tutto sarà mio piacere mantenere questi contatti e sostenerli, chi nel suo locale e chi con la sua musica. In ultima battuta dico che il discorso dello pseudonimo non è slegato al fatto di non sentirmi uno da etichetta, da ambienti di un certo tipo dove la tua musica non conta perché contano solo i follower. Non sono uno da social media e credo si sia capito, ma non sarà certo questo ad influenzarmi, per me suonare “va oltre”…

Per ascoltare ed acquistare:

 

Guarda il VIDEO MUSICALE del brano “A testa libera

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